Struttura e management: la ricetta di FIAF

IL FONDO ITALIANO AGRI & FOOD È STATO LANCIATO NEL 2022 DA FONDO ITALIANO D’INVESTIMENTO. OBIETTIVO: INVESTIRE NELLAGROALIMENTASTE ITALIANO PER FARLO CRESCERE.

SONO GIÀ STATI 100 I MILIONI SPESI IN QUATTRO ACQUISIZIONI

Nato tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023, il Fondo Italiano Agri & Food (Fiaf) ha messo in mostra i muscoli nel 2024, con una fitta rete di operazioni di private equity che vanno dai salumi alla pasta. Costola del Fondo Italiano d’Investimento interamente dedicato al food, il fondo ha iniziato a operare sul mercato dopo aver messo a segno una raccolta pari a 236 milioni di euro di capitale. Non va dimenticato che l’azionariato della Sgr ha una forte valenza istituzionale, con Cassa depositi e prestiti in testa (impegnata con una quota del 55%, seguono Unicredit e Intesa Sanpaolo con il 12,5% ciascuno) il che le consente di mettere a terra operazioni dalla forte impronta imprenditoriale. Attualmente, con quattro deal portati a termine, il fondo ha investito circa il 40% di quanto raccolto e si trova dunque a metà del suo ciclo di vita in termini di investimenti. CACCIA ALLE PMI Prima di passare ad analizzare qualcuna delle operazioni condotte, la domanda che sorge è con quale approccio un fondo si avvicina al f&b e cosa cerca dalle aziende che mette nel mirino. Nel 2024 le società finite all’interno della galassia Fiaf avevano tutte dei tratti distintivi comuni. Non tanto di filiera, quanto di struttura vera e propria dell’impresa. Come spiega bene Pier Felice Murtas, Senior partner & Key person fondo Fiaf: “Il nostro target è composto dalle piccole e medie aziende italiane con fatturato tra i 30 e gli 80 milioni di euro e marginalità tra i 4 e 10 milioni. Stiamo parlando di realtà familiari, che hanno buoni flussi di cassa operativi e limitato indebitamento finanziario”. Cosa gli manca, allora? “A tutte manca la medesima cosa: una struttura manageriale forte, che permetta loro di spiccare il salto”. È uno dei problemi più noti dell’aziendalismo all’italiana, fatto di numerose piccole e medie imprese costruite attorno alla figura di un uomo forte al comando, ovvero il fondatore, che si concentra molto sul prodotto perdendo di vista tutto il resto. A questo si unisce una incapacità molto spesso a delegare, che si concretizza in aziende che ad un certo punto smettono di crescere. “La nostra mission è proprio questa – interviene Marco Pellegrino, anche lui Senior partner e Key person del fondo Fiaf -: incentivare la formazione di strutture manageriali a supporto del passaggio generazionale, tramite la valorizzazione delle figure già presenti in azienda o con l’inserimento di nuove risorse”. Ma non finisce qui: “Vogliamo anche favorire l’aggregazione del settore agroalimentare in un’ottica di integrazione e razionalizzazione della catena del valore sia verticalmente che orizzontalmente, supportandone l’espansione in mercati internazionali, anche attraverso investimenti e acquisizioni”. Infine, c’è l’ultimo tassello degli obiettivi che si è prefissato il fondo sin dalla sua fondazione, quello di contribuire all’ammodernamento del settore agroalimentare attraverso l’adozione di tecnologie 4.0 mirate a massimizzare l’efficienza dei processi e ridurre l’impatto ambientale in un’ottica di sostenibilità dei percorsi di sviluppo. ACQUISTI E CRESCITA ORGANICA Porsi come coloro che vogliono essere protagonisti nel rafforzamento e strutturazione dell’imprenditoria nazionale è un’ambizione non da poco, ma al momento i fatti dicono che la direzione è quella giusta. Nelle operazioni concluse, infatti, il fondo non si è limitato a fare la più classica delle operazioni di add-on per far crescere l’azienda target, ma ha costruito anche programma di crescita organica con investimenti strutturati. “Dato il nostro Dna e il nostro azionariato molto istituzionale – afferma Murtas – siamo meno timorosi di altri partner finanziari nel valutare investimenti significativi per far crescere le aziende e aiutare a svilupparsi”. Trovare un equilibrio tra la necessità di comprare a dieci per rivendere domani a venti (che rappresenta a tutti gli effetti il guadagno del fondo) e quello di lasciare dietro di sé, una volta venduta, un’azienda possibilmente più solida e sana di prima. Veniamo allora agli investimenti fatti. Il primo è stato annunciato alla fine del 2023 e ha visto Fiaf acquisire il 60% di Corradi e Ghisolfi, società cremonese attiva nella progettazione e costruzione di impianti agricoli di biogas e biometano e di tutti i servizi collegati. Il 2024 è invece iniziato con l’acquisto del 55% della torinese Pasta Berruto, pastificio che produce pasta secca di semola di grano duro di varie tipologie e formati ed è focalizzata essenzialmente sui prodotti private label. “La Società – interviene Murtas – vanta un giro d’affari da 60 milioni di euro all’anno, di cui il 90% viene realizzato all’estero. La prima cosa che abbiamo fatto è stato costruito un piano di sviluppo organico da 25 milioni di euro per aumentare la produttività e mettere nuovi prodotti in lista”, ma il fondo sta anche guardando alla possibilità di completare qualche primo add-on, sempre all’interno del mondo pasta secca. Un caso interessante è quello di Trinità Salumi, impresa familiare di cui Fiaf oggi ha il 70% e che ha un fatturato annuo intorno ai 75 milioni di euro. Con i suoi salumi è un player di grande rilievo nel canale Horeca, mentre al momento in questi anni è rimasta indietro sulla grande distribuzione organizzata. “In questo caso – dice Murtas – siamo più interessati a portare managerialità all’interno dell’azienda, aiutando il passaggio di consegne ai nuovi membri della famiglia”. Nel frattempo, Trinità ha già compiuto la sua prima operazione di m&a, acquisendo il cento per cento di Galli, piccola realtà da 10 milioni di euro che opera nel business specifico del salame di alta qualità. Un aspetto non da poco, dato che nel mondo salumi proprio il salame è quello che sta crescendo maggiormente. L’ultima operazione è stata quella in Scatolificio del Garda, che produce packaging primario sostenibile a base di carta e articoli monouso. La società serve i canali Horeca, Foodservice, industriale e retail in Italia e all’estero. “Quello che abbiamo fatto – chiarisce Pellegrino – è stato rilevare il pacchetto di maggioranza (pari al 70%) dalla famiglia fondatrice, con l’obiettivo in questo di caso di concentrarci sull’incremento della presenza nei mercati esteri”, dove attualmente l’azienda genera il 20% dei suoi ricavi. Fiaf chiaramente non si vuole fermare qui. Anzi, hanno da poco firmato un nuovo round di investimento in una realtà italiana del bakery. “Al momento abbiamo ancora dei vincoli di riservatezza – premette Pellegrino -, quindi non possiamo rivelare il nome, ma contiamo di fare l’annuncio entro l’estate “. Conserve e caseifici sono gli altri due segmenti su cui il fondo ha puntato gli occhi, sperando di poter giungere presto a nuovi deal. 

Fondo Italiano d’Investimento SGR

Nata nel 2010 su iniziativa del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) e partecipata da CDP Equity, Intesa Sanpaolo, UniCredit, Fondazione ENPAM, Fondazione ENPAIA, ABI, Banco BPM e BPER Banca, Fondo Italiano d’Investimento SGR ha come principale obiettivo la gestione di fondi mobiliari chiusi dedicati a far confluire capitali verso il sistema delle imprese italiane d’eccellenza, coniugando finalità di ritorno sul capitale investito, in linea con i benchmark internazionali, con quelle di sviluppo del sistema produttivo italiano. Fondo Italiano gestisce 21 fondi di investimento mobiliari chiusi riservati a investitori qualificati, per oltre 4 miliardi di euro e opera attraverso investimenti diretti e indiretti (fondi di fondi). Fondo Italiano considera la sostenibilità un valore fondamentale ed è impegnata a integrare i criteri ambientali, sociali e di governance (ESG) nelle proprie attività di investimento.

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