In Italia gli investimenti nel real estate alberghiero crescono del 50% Nel mirino dei fondi e delle catene c’è anche il capoluogo piemontese
Torino prenota un posto al Grand Hotel degli investimenti. Nel 2024, secondo Scenari Immobiliari, l’Italia ha attirato 2,2 miliardi di capitali nel real estate alberghiero. Roma, Milano e Venezia, ovviamente in prima fila. Ma il capoluogo piemontese, diventato città degli eventi, è ormai la mappa dei grandi investitori. Lo scorso novembre le presenze alberghiere (in totale ci sono 145 hotel che offrono 7.281 camere) avevano toccato l’80% di occupazione, con punte fino al 90% durante il torneo. Tutto bene quindi? Torino è ormai nei radar dei grandi fondi internazionali, i progetti si moltiplicano, i turisti pure, eppure i grandi hotel del futuro sono ancora (quasi tutti) in costruzione. I cantieri degli alberghi pensati per aprire al debutto della prima, o al massimo della seconda edizione delle Atp Finals, procedono a rilento e per vedere le strutture del super lusso ricettivo finalmente completate bisognerà aspettare fino al 2028.
L’ex stazione di Porta Susa sgomita da anni per poter rinascere come hotel quattro stelle da 203 camere, parte del circuito Marriott Tribute. Vastint Italy ha acquistato l’immobile nel 2018 con un investimento da 40 milioni e non sono mancati rinvii e slittamenti per l’avvio del cantiere. Da ultimo, si era detto che sarebbe partito entro il 2025. La nuova data è gennaio 2026. «Abbiamo avuto un doppio rallentamento – spiega l’architetto Norberto Vairano -. Prima i danni strutturali, poi la difficoltà nel reperire imprese disponibili. Ma il vero ostacolo è la burocrazia: servono anni per ottenere tutti i pareri e tutti i permessi. All’estero esiste un interlocutore unico, qui ogni ufficio lavora per sé». Anche in questo caso il completamento è previsto nel 2028.
L’ex Procura di via Milano, invece, dopo vent’anni di abbandono diventerà una struttura targata Savhotel. «Il progetto esecutivo è stato consegnato ed è stata avviata la gara fra imprese – spiega l’architetto Attilio Giaquinto -. Il cantiere partirà a gennaio 2026 e terminerà a inizio 2028». L’edificio conterà 108 camere, un’area benessere, un ristorante, due sale meeting. «Non sarà un hotel chiuso – sottolinea Giaquinto – ma un luogo vissuto dalla città». Più complesso il destino dell’area ex Westinghouse, ferma da oltre un decennio. La proprietà, Esselunga, ha avviato trattative con operatori privati per un progetto da tre poli: un supermercato, un centro congressi da 21 mila metri quadrati e hotel da 8 mila. Si attende la chiusura delle trattative ma è difficile pensare a soluzioni veloci. Anche in questo caso bisognerà aspettare qualche anno.
Nel cuore del centro storico, la Cavallerizza Reale è destinata a diventare un cinque stelle della catena Radisson Collection, gestito da Hnh Hospitality. Il gruppo, a inizio 2025, aveva raggiunto l’accordo di investimento (pari a 35 milioni di euro) con Cdp Real Asset Sgr per la riqualificazione dell’ex Accademia Militare. «Siamo partiti con il progetto e l’obiettivo resta il 2028 – dice Luca Boccato, presidente di Hnh Hospitality -. Ora siamo nella fase autorizzativa con la Soprintendenza. Poi inizierà la fase di cantierizzazione a partire dal primo trimestre del 2026». L’hotel offrirà 133 camere e le suite saranno una decina. «Torino sta crescendo molto – aggiunge Boccato -. Per questo è importante che la nuova offerta alberghiera sia all’altezza: non solamente in termini di quantità di camere, ma soprattutto di posizionamento e identità». Sono invece più vicini alla conclusione i progetti promossi dai fratelli Gallina. C’è la scommessa di Dario Gallina, presidente della Camera di commercio, che sta completando il recupero di Palazzo Ceriana Mayneri. L’intervento, che prevede la nascita di 24 appartamenti-suite, si concluderà a fine 2026. «L’obiettivo è valorizzare un palazzo storico nel cuore elegante di Torino, mantenendo l’identità e rendendolo funzionale al turismo. La qualità dell’accoglienza è una delle leve su cui la città deve investire per competere a livello europeo».
In via Sacchi 20, il fratello Daniel Gallina sta guidando la trasformazione dell’ex sede regionale in Only Suites, un investimento da oltre 20 milioni di euro per 70 unità abitative tra hotel e residence. «Siamo partiti a maggio e contiamo di chiudere nel luglio 2026. I nostri tempi non sono così lunghi, si tratta di una ristrutturazione diversa rispetto agli altri progetti in città. Ma penso a chi punta sul territorio dall’estero. Il problema non è l’attesa, ma l’incertezza: un investitore internazionale non può non sapere quando otterrà un permesso o quando vedrà il ritorno del capitale. È un limite che rallenta Torino». Per il settore, il nodo è strutturale. «Ogni cantiere che si ferma è un danno per la città – -avverte Fabio Borio, presidente di Federalberghi Torino -. L’apertura di un hotel significa occupazione, indotto, servizi. Ma i tempi lunghi possono scoraggiare gli investitori». Borio indica tre cause principali: burocrazia, vincoli edilizi e norme obsolete.