«Il mare profondo un crocevia di economia digitale e ricerca»

D’AMICO, PRESIDENTE DEL REGISTRO ITALIANO NAVALE: INVESTIAMO SULLE TECNOLOGIE SUBACQUE

Il Registro Italiano Navale è un ente privato senza fini di lucro, nato nel 1861 per garantire la classificazione e la verifica della sicurezza delle navi, con sede a Genova. «Ora e in futuro la politica del Registro sarà sempre volta a sostenere la crescita di Rina e delle sue persone, il principale asset del Gruppo», afferma Paolo d’Amico, presidente della d’Amico Società di Navigazione, riconfermato lo scorso anno alla guida del Registro. Il Registro Italiano Navale, con una quota di maggioranza del 64,5%, è azionista stabile di Rina, gruppo multinazionale di consulenza ingegneristica, ispezione e certificazione nato come suo spin-off all’inizio del millennio. «Particolare attenzione in termini di investimenti verrà dedicata alla formazione e allo sviluppo delle competenze», prosegue l’armatore. Come mai avete deciso di dedicare l’incontro organizzato a Roma questa settimana, in collaborazione con Teha Group, al tema dell’underwater? «Il mondo sottomarino rappresenta oggi una frontiera strategica, sia per l’industria marittima sia per la sicurezza e la gestione delle infrastrutture critiche. I cavi sottomarini e le tecnologie avanzate per il monitoraggio dei fondali e dei minerali strategici giocano un ruolo sempre più centrale nella transizione energetica e digitale. L’obiettivo del convegno è stato evidenziare sfide e opportunità, mostrando come innovazione tecnologica e sicurezza possano integrarsi per un utilizzo responsabile e strategico delle risorse e degli ecosistemi subacquei. L’underwater non è solo un tema tecnico, ma un ambito che coniuga ricerca, industria e futuro del mare». Le profondità marine sono diventate, insomma, un vero e proprio spazio infrastrutturale e tecnologico. «I cavi sottomarini trasportano gran parte del traffico dati globale, supportando internet, la finanza e i servizi digitali essenziali, così come i cavi di potenza, la cui crescita è trainata sia dall’aumento del fabbisogno energetico globale sia dall’espansione di rinnovabili offshore. Investire nelle tecnologie subacquee significa stimolare l’innovazione, sviluppare competenze avanzate e rafforzare le filiere industriali. Inoltre, controllare e conoscere l’ambiente sottomarino consente di tutelare risorse naturali e mantenere un ruolo competitivo a livello internazionale nei prossimi decenni. In sintesi, il mare profondo è oggi un crocevia di economia digitale, ricerca scientifica e sicurezza strategica». Quanto è importante puntare sulla formazione per essere competitivi in questo ambito? «Il tema delle competenze è centrale, ma non basta investire su quelle tecniche, specifiche, bisogna lavorare per un upskilling a tutto tondo, per evolvere anche nelle competenze cosiddette “soft”, quelle che sono necessarie per innescare l’evoluzione e saper integrare e cavalcare le nuove tecnologie. Attraverso i piani di formazione promossi dal Registro Italiano Navale, le persone del Gruppo Rina potranno sempre più veicolare trasversalmente, nei diversi settori in cui operano, dall’energia alle infrastrutture, dallo shipping al real estate, le loro competenze. Rina, con oltre 6.600 persone impiegate in tutto il mondo, possiede una così vasta gamma di competenze che si intersecano in tutti i settori in cui opera. Il Registro sostiene completamente il piano strategico di RINA che vedrà, al 2030, 10.000 persone le cui skill, sia tecniche sia soft, verranno sempre più aggiornate e sviluppate». Cosa fa il Registro Italiano Navale per promuovere invece la formazione nel mondo dello shipping? «Il Registro collabora, premiando il merito con borse di studio ma anche finanziando l’acquisto di attrezzature tecniche, con diversi Its Academy, come l’Accademia Italiana della Marina Mercantile di Genova, l’Istituto Nautico San Giorgio di Genova, l’Accademia Mediterranea della Logistica e della Marina Mercantile di Catania e la Fondazione G. Caboto – Tecnologie per il Mare e la Logistica».

Fondo Italiano d’Investimento SGR

Nata nel 2010 su iniziativa del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) e partecipata da CDP Equity, Intesa Sanpaolo, UniCredit, Fondazione ENPAM, Fondazione ENPAIA, ABI, Banco BPM e BPER Banca, Fondo Italiano d’Investimento SGR ha come principale obiettivo la gestione di fondi mobiliari chiusi dedicati a far confluire capitali verso il sistema delle imprese italiane d’eccellenza, coniugando finalità di ritorno sul capitale investito, in linea con i benchmark internazionali, con quelle di sviluppo del sistema produttivo italiano. Fondo Italiano gestisce 21 fondi di investimento mobiliari chiusi riservati a investitori qualificati, per oltre 4 miliardi di euro e opera attraverso investimenti diretti e indiretti (fondi di fondi). Fondo Italiano considera la sostenibilità un valore fondamentale ed è impegnata a integrare i criteri ambientali, sociali e di governance (ESG) nelle proprie attività di investimento.

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