«Acquisizioni, il Rina è pronto per un nuovo salto di qualità Difesa e subacquea, più lavoro»

Con quasi un miliardo di ricavi e un utile più che raddoppiato nel 2024, il Rina ha praticamente decuplicato i risultati economici di inizio decennio. Ma il gruppo multinazionale di consulenza ingegneristica, certificazione e ispezione è all’inizio di un percorso quinquennale che ha come traguardo 2 miliardi di ricavi e 10 mila dipendenti. Ne parla Carlo Luzzatto, amministratore delegato e direttore generale del gruppo dal 2023.

Quali sono i settori che hanno concorso di più ai risultati del 2024?

«Il gruppo è suddiviso in tre aree, sviluppate in tre aziende autonome. Rina Consulting, società di consulenza ingegneristica nei settori energia, infrastrutture, mobilità e aerospazio, che lo scorso anno ha contribuito a circa il 56% dei ricavi. Segue Rina Services, che racchiude le competenze di certificazione e marittime, col 37% dei ricavi. Oggi il Rina ha in classe circa 8.700 navi per 83 milioni di tonnellaggio classificato. E infine abbiamo Rina Prime Value Services, attività di asseverazione e due diligence dei patrimoni immobiliari: creata da zero pochi anni fa oggi genera 70-80 milioni di ricavi».

Pensa che le percentuali rimarranno invariate da qui agli obiettivi del 2030?

«Confermo gli obiettivi, con una premessa: sono quelli fissati in base a una crescita organica, al netto del contributo di future acquisizioni. L’obiettivo è arrivare a un Ebitda intorno al 20%, quindi circa 400 milioni. Detto questo, penso che i grandi apporti per una crescita potranno arrivare dalle tendenze in atto: le tecnologie per la transizione energetica, poi la subacquea e la difesa. Sulla ripartizione dei ricavi è difficile valutare, visti gli scenari in evoluzione in cui tutti operiamo oggi».

Certo, abbiamo capito che il mondo è diventato imprevedibile, a partire dagli Stati Uniti. Come si muoverà il Rina?

«Solitamente sono i nostri clienti che si rivolgono a noi per valutare scenari e prospettive. E questo lavoro ci riesce particolarmente bene perché non abbiamo, né mai abbiamo agito secondo agende specifiche. Operiamo in maniera oggettiva, non concorriamo, né saremmo in condizione di farlo, a che si realizzi un esito piuttosto che un altro. E non dovendo sposare questa o quell’idea, riusciamo a muoverci con agilità in questo scenario mutevole».

Tra gli obiettivi di re-industrializzazione, l’amministrazione Trump ha posto enfasi sulla navalmeccanica. Siete interessati?

«Siamo molto interessati al settore difesa considerata anche la presenza di Fincantieri nel Paese, uno dei nostri grandi clienti. Sul fronte della cantieristica civile seguiamo gli sviluppi e non ci sottrarremo alle opportunità, ma si tratta di processi molto lunghi, vedremo se si concretizzeranno del tutto».

Che Rina sarà quello del 2030?

«Intanto le posso dire come sta evolvendo il gruppo. Arriviamo da una stagione di grandi acquisizioni. Il Rina è cresciuto molto, ed è importante far sì che tutti parlino una lingua comune su strategie, procedure e attività. All’interno del gruppo quindi ognuno deve conoscere l’attività dell’altro. Nei grandi gruppi multidisciplinari e internazionali non è così insolito registrare un non completo allineamento tra le società che ne fanno parte, col rischio di investire inutilmente sforzi e fatica. Invece, più solidi e strutturati siamo, più riusciamo a seguire progetti e loro ambizioni dei clienti, specie nel caso delle aziende più grandi che richiedono da parte nostra un grande sforzo comune. Ciò è fondamentale per chi come noi è una knowledge company, un soggetto basato su un processo costante di condivisione delle competenze».

Negli anni passati sono state molte le acquisizioni da parte del Rina. Oggi?

«C’è un’espressa volontà dell’azionista, Fondo italiano d’investimento: anche questo sarà un anno di acquisizioni. Ci sono vari progetti sul tavolo: quindi sicuramente sia in Italia, sia all’estero. Puntiamo a una grossa operazione, se andasse a buon fine sarà necessario concentrare lì gli sforzi. In ogni caso potrebbero anche esserci più acquisizioni, ma di dimensioni più ridotte».

L’azienda è alla ricerca di nuovo personale? Quale l’impatto dell’intelligenza artificiale?

«Cerchiamo sempre nuovi talenti. Nel 2024 sono state assunte più di 1.600 persone, di cui circa 600 in Italia e oltre 200 a Genova. Sull’intelligenza artificiale, sono due facce della stessa medaglia: dobbiamo capire come applicarla sui nostri clienti e nei nostri stessi processi. Credo sarà importante per un efficientamento dei processi, con la possibilità di togliere le persone dalle attività più ripetitive. Verso i clienti va messa a punto un’offerta che comprenda anche queste nuove applicazioni. Per esempio, si può pensare a un’attività di asset management su una flotta di navi come su impianto industriale; così come, sempre per il settore marittimo, ad applicazioni legate ai nuovi sistemi di decarbonizzazione».

Recentemente Alberto Cavaggioni, già ad di Rina Consulting, ha lasciato l’azienda per passare alla Bianchi. Come mai?

«Non conosco il dettaglio della scelta, ma Cavaggioni è un manager di grande valore che ha avuto in passato esperienze tangenziali al motorsport, quindi nella scelta ha seguito ciò che era nelle sue corde. Noi abbiamo apprezzato molto il suo lavoro, ma mi fa piacere anche parlare di futuro: dal mese scorso alla guida di Consulting abbiamo Michele Budetta, che arriva da Hitachi Rail ed è cresciuto in AnsaldoBreda. È una persona che sono certo saprà far fare a Rina Consulting un ulteriore salto di qualità».

Fondo Italiano d’Investimento SGR

Nata nel 2010 su iniziativa del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) e partecipata da CDP Equity, Intesa Sanpaolo, UniCredit, Fondazione ENPAM, Fondazione ENPAIA, ABI, Banco BPM e BPER Banca, Fondo Italiano d’Investimento SGR ha come principale obiettivo la gestione di fondi mobiliari chiusi dedicati a far confluire capitali verso il sistema delle imprese italiane d’eccellenza, coniugando finalità di ritorno sul capitale investito, in linea con i benchmark internazionali, con quelle di sviluppo del sistema produttivo italiano. Fondo Italiano gestisce 20 fondi di investimento mobiliari chiusi riservati a investitori qualificati, per oltre 4 miliardi di euro e opera attraverso investimenti diretti e indiretti (fondi di fondi). Fondo Italiano considera la sostenibilità un valore fondamentale ed è impegnata a integrare i criteri ambientali, sociali e di governance (ESG) nelle proprie attività di investimento.

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